Omega Speedmaster anni ’70: quali referenze prendere in considerazione

Un decennio cruciale per uno dei cronografi più amati e ricercati dai collezionisti: l’Omega Speedmaster Moonwatch negli anni ’70.

Sul blog abbiamo affrontato ampiamente la storia dello Speedmaster. Ad oggi è sempre più ricercato dagli appassionati e non solo. Sono tutti alla ricerca degli orologi vintage in cerca di un buon affare. Ho deciso quindi di darvi qualche consiglio se il vostro obiettivo è portarvi a casa un Omega Speedmaster anni ’70.

Omega Speedmaster anni ’70: a quali modelli puntare

Gli anni ’70 sono, sotto molti punti di vista, uno dei pochi periodi bui nell’intero cammino dello Speedmaster. Il motivo è semplice. A differenza infatti di quanto scelsero di fare altri costruttori svizzeri di primaria importanza, prima fra tutte la Rolex con il suo Daytona, Omega si “adeguò” totalmente alle nuove tecnologie (leggasi quarzo), realizzando modelli sostanzialmente indistinguibili dalla produzione del Sol Levante.

Questi orologi iniziano oggi a trovare anche una loro collocazione collezionistica, e risultano essere anche tra i più difficili da reperire, seppure non certamente i più costosi. Nel 1972 due sono i nuovi modelli presentati, entrambi con il calibro manuale 861: il primo è l’MD 145.0034, versione placcata oro dello Speedmaster Mark II, ma con impermeabilità abbassata da 12 a 6 atmosfere; il secondo è il BA 145.0034, nuova referenza acciaio del Mark II, sempre con impermeabilità a 6 atmosfere.

Omega Speedmaster anni 70
Un raro Speedmaster Ref. 145.022-69, movimento calibro 861, anse ad elica, realizzato dal 1968 al 1978.

Nel 1973 appare il sigillo “Speedmaster” stampato sul fondo: si tratta della Ref. ST 145.022 con movimento 861. Ma le novità di questo 1973 sono tutt’altro che finite. Viene infatti presentato uno degli Speed esteticamente più belli tra quelli prodotti, lo Speedsonic, dotato di un sofisticato calibro 1255 al diapason, uno dei pochissimi movimenti di questo tipo contraddistinti dalla funzione cronografo.

Caratteristica estetica dello Speedsonic è il bracciale semirigido in acciaio, denominato comunemente “squalo”, che gli conferisce un piglio aggressivo e originale, ancora oggi particolarmente piacevole.

Venne prodotto con la Ref. ST 188.0002 nella versione con cinturino in cuoio, e ST 388.0800 in quella appunto con il bracciale integrato (che la Casa chiamava invece “Langouste”). Bisogna tener presente al momento dell’acquisto di uno di questi orologi che il diapason è un movimento “intrinsecamente” tutt’altro che robusto. La sua ruota più importante, a causa della sua velocità di rotazione si presta facilmente a fenomeni di usura. È quindi buona regola acquistare un diapason solamente se lo si vede realmente funzionare e, in casi dubbi, meglio chiedere il consulto di un orologiaio specializzato in questi modelli. Mai invece acquistare un diapason fermo, anche se la scusante è semplicemente la mancanza della pila: potrebbe infatti non ripartire mai più.

Omega Speedmaster Mark IV ST-176.009
Uno Speedmaster Mark IV, Ref. ST176.0009 del 1973. Fonte foto: www.speedywatches.com.

Sempre nel 1973 viene anche presentato lo Speedmaster Automatic Mark IV, Ref. ST 176.0009, con indicazione della data e movimento 1040. Fa la sua comparsa anche il primo Cronometro tra gli Speedmaster: la Ref. ST 378.0801. Questo orologio, che celebrava il 125° anniversario della Omega, venne realizzato in serie limitata a 2.000 esemplari, tutti naturalmente Cosc.

La sua valutazione collezionistica è decisamente interessante. Nel 1974 una piccola modifica viene inserita nel calibro 861, dotandolo di un distaccatore automatico.

Speedmaster Mark II ST 145.0037
Speedmaster Mark II ST 145.0037

La nuova referenza diviene ST 145.0037. Viene anche modificato l’automatico, con il calendario che diventa completo di giorno e data e indicatore delle 24 ore al 12. La cassa è tonneau galbé o biseauté, con anse coperte, e le nuove referenze partono dalla ST 176.0012 per arrivare a 17.

Un’altra serie speciale viene prodotta nel 1975. Contrassegnata sempre dalla Ref. ST 145.022, è prodotta in 500 esemplari in occasione dell’incontro in orbita tra Apollo e Sojuz. Questo avvenne il 17 giugno di quell’anno e coinvolse i cosmonauti americani Donald Slayton, Thomas Stafford e Vance Brand, mentre per i russi ci furono Alexei Lenov (che per la cronaca indossava un Omega Flightmaster) e Valery Koubassov. Esteticamente questo modello può essere facilmente riconosciuto grazie all’emblema Apollo-Sojuz stampato in blu e rosso al 12, proprio sopra la scritta Omega. La sua valutazione è in continuo rialzo, soprattutto considerando che la sua reperibilità risulta estremamente difficoltosa.

Opinioni e consigli sui modelli Speedmaster anni ’70

Partiamo da un principio: lo Speedmaster è sempre un ottimo affare. Le sue quotazioni sono in crescita e l’interesse da parte dei collezionisti non può che aumentare.

La reperibilità per alcune versioni degli anni ’70 non è semplice, mentre la vestibilità alle volte è limitata dalla forma particolarmente eccentrica di alcune referenze. Nell’acquisto sarà bene controllare con cura il buon funzionamento del movimento e la coevità e originalità di tutte le componenti.

Meglio non lasciarsi impressionare troppo dai “full set”, a meno che non siano più che conosciuti e garantiti: alle volte capita che scatola e garanzia vengano adattati al solo scopo di alzare la valutazione del singolo pezzo.

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