Dentro il sogno di Venezianico: il primo calibro italiano V5000

In un settore dominato da tradizione e innovazione, riuscire a proporre qualcosa di autenticamente nuovo e radicato nella propria identità non è impresa da poco. Venezianico, giovane realtà dell’orologeria italiana nata nel cuore di Venezia, compie oggi un passo fondamentale nella sua storia: la creazione del primo movimento proprietario, il Calibro V5000.

Frutto di oltre due anni di sviluppo e della collaborazione con alcuni dei migliori talenti della meccanica italiana, il V5000 non è soltanto un traguardo tecnico, ma l’inizio di una nuova era.

fondatori Alberto e Alessandro Morelli

Per raccontare nel dettaglio questo ambizioso progetto, abbiamo intervistato i fondatori Alberto e Alessandro Morelli e il Direttore Tecnico Fausto Berizzi.

  1. Venezianico nasce nel 2017 da una forte passione per l’orologeria e il design. Quando avete capito che era arrivato il momento di sviluppare un vostro movimento interno?

Fin dall’inizio, sviluppare un movimento tutto nostro era uno dei sogni nel cassetto. Sembrava quasi fuori portata, più un’aspirazione che un obiettivo concreto. Ma con il tempo, e crescendo come azienda, ci siamo resi conto che sarebbe stato un passaggio inevitabile se volevamo costruire un’identità piena, che partisse dal cuore dell’orologio. L’incontro con Fausto Berizzi ha accelerato tutto: oltre alla sua competenza, abbiamo trovato una visione condivisa. Da lì è cambiato il passo, e il sogno ha cominciato a prendere forma.

  1. Quanto è stato complesso il percorso di sviluppo del calibro V5000 e quali sono state le principali sfide che avete dovuto affrontare?

Venezianico Cal. V5000

È stato un processo lungo e impegnativo, sotto ogni punto di vista. Non avevamo mai affrontato un progetto così complesso dal lato tecnico, e ogni scelta—anche apparentemente secondaria—aveva un impatto su estetica, performance e fattibilità industriale. La sfida più grande è stata conciliare la nostra visione stilistica con le esigenze ingegneristiche, senza perdere l’identità del marchio.

Dal disegno iniziale alla prototipazione, fino alla messa a punto dei componenti e alla regolazione del bilanciere, ogni fase ci ha richiesto un grado di precisione, pazienza e coerenza che non avevamo mai sperimentato prima. Ma proprio per questo è stato un percorso estremamente formativo: oggi abbiamo competenze interne più solide e una visione progettuale molto più matura.

  1. Parlateci della collaborazione con Fausto Berizzi e dei contributi apportati dalla sua grande esperienza in realtà come Frédéric Piguet, Lemania e Vaucher. In che modo ha influenzato il progetto?

Fausto ha un’esperienza straordinaria, maturata in decenni di lavoro ad altissimo livello, in contesti come Frédéric Piguet, Lemania e Vaucher. Quando ci siamo conosciuti, ci siamo trovati subito allineati su un’idea comune di orologeria: indipendente, costruita per durare, con una forte identità. Il suo contributo è stato prezioso in ogni fase, dalla definizione dell’architettura del movimento fino alle rifiniture.

Ha portato un metodo di lavoro molto rigoroso, un’attenzione quasi maniacale ai dettagli, e ci ha aiutati a fare scelte tecniche coerenti con la nostra visione estetica. Non si è trattato solo di trasferire competenze, ma di costruire insieme qualcosa di nuovo. Senza di lui, il V5000 non sarebbe stato realizzabile nei tempi e con la qualità che ci eravamo prefissati.

  1. Quali erano gli obiettivi principali che vi siete posti nella progettazione del V5000, sia dal punto di vista tecnico che estetico?

nuovo Redentore Utopia

Prima di tutto, volevamo un movimento solido e preciso, che potesse garantire prestazioni affidabili anche con un utilizzo quotidiano. La precisione era uno degli aspetti fondamentali: puntavamo a rimanere entro i ±3 secondi al giorno, ma senza forzare nulla—solo lavorando su proporzioni corrette e una costruzione ben bilanciata. Per riuscirci, abbiamo dedicato grande attenzione alla trasmissione del moto, cercando di ridurre le interferenze interne e mantenere tolleranze molto strette in ogni componente. L’affidabilità era per noi un requisito imprescindibile, e l’abbiamo perseguita curando materiali, geometrie e processi.

Sul piano estetico, l’idea era chiara: creare un movimento sobrio ma raffinato, dove ogni dettaglio avesse una funzione, e ogni finitura fosse parte integrante dell’equilibrio complessivo, non un esercizio di stile. Le Côtes de Genève radiali, l’anglage lucido, il micro-perlage fatto a mano e l’étirage axe sul ponte del bilanciere raccontano un’idea precisa di artigianalità: non decorazione fine a sé stessa, ma parte del linguaggio tecnico del movimento. Tutto è stato pensato per creare un equilibrio ideale tra funzione e forma. Un progetto, per noi, è riuscito davvero quando tecnica, proporzioni e stile trovano una sintesi naturale, senza che nulla risulti fuori posto.

  1. Una delle caratteristiche distintive del V5000 è il bilanciere a spirale libera prodotto da Atokalpa. Perché avete scelto questa soluzione e quali vantaggi comporta rispetto ai bilancieri tradizionali?

Perché è una delle soluzioni più efficaci per garantire precisione e stabilità nel tempo. A differenza dei bilancieri tradizionali, che si regolano agendo sulla lunghezza della spirale, un bilanciere a spirale libera permette di intervenire direttamente sulla massa oscillante, attraverso quattro masselottes periferiche. Questo approccio riduce l’usura dei componenti regolatori, migliora la costanza di marcia e garantisce una maggiore stabilità nel tempo degli interventi sul bilanciamento.

Atokalpa è uno dei pochi fornitori europei in grado di produrre bilancieri di questo livello in rame-berillio, e collaborare con loro ci ha dato accesso a una componente che ha un impatto enorme sulle prestazioni.

  1. Anche la catena del tempo sdoppiata rappresenta una scelta tecnica molto raffinata. Può spiegare ai nostri lettori quali benefici concreti apporta alla precisione del movimento?

Separare la trasmissione dei secondi da quella di ore e minuti significa ridurre drasticamente le interferenze interne tra i diversi treni del tempo. Nei movimenti tradizionali, queste funzioni sono spesso collegate in serie, e questo può generare micro-ritardi o variazioni nel flusso della forza, soprattutto quando avvengono cambi di carico improvvisi.

Con una catena sdoppiata, invece, i due rami lavorano in modo più indipendente e bilanciato. Il risultato è una maggiore stabilità di marcia, una migliore costanza di ampiezza e, di conseguenza, una precisione più regolare nel tempo.

  1. Quanto è stato importante integrare un sistema antishock come il KIF Elastor e quale valore aggiunto dà al V5000 in termini di affidabilità?

Venezianico Cal. V5000

È stato un elemento cruciale. Il bilanciere è il cuore pulsante del movimento, e la sua protezione dagli urti non può essere lasciata al caso. Per questo ci siamo affidati a KIF, che da anni è un riferimento nell’alta orologeria per l’affidabilità dei suoi sistemi antishock. La scelta dell’Elastor® ci ha garantito non solo prestazioni elevate, ma anche la possibilità di adattarlo con precisione alle caratteristiche del nostro bilanciere.

Durante lo sviluppo, il team tecnico KIF ci ha affiancati con grande competenza, aiutandoci a ottimizzare l’interfaccia tra il dispositivo e il nostro progetto. È stato un lavoro di adattamento molto fine: massa, geometria, diametro del pivot. Ogni elemento è stato calibrato per ottenere il massimo della protezione senza compromessi sulla stabilità di marcia. In un calibro che punta a durare nel tempo, questi dettagli fanno davvero la differenza.

  1. La riserva di carica di oltre 60 ore supera quella di molti movimenti automatici tradizionali. Quali soluzioni progettuali lo rendono possibile?

La riserva di carica superiore alle 60 ore nasce da una combinazione di fattori progettuali. La frequenza di oscillazione a 25.200 alternanze/ora (3,5 Hz) rappresenta un buon compromesso tra stabilità cronometrica e consumo contenuto. A questo si aggiungono un bariletto capace di garantire un’erogazione costante dell’energia e un treno del tempo ottimizzato, con attriti ridotti e rapporti di trasmissione ben calibrati.

Più che una ricerca del limite, si tratta di offrire un’autonomia utile nella vita quotidiana: oltre due giorni di marcia anche se l’orologio viene lasciato fermo nel fine settimana.

  1. Il design del V5000 cerca un equilibrio tra tradizione ed innovazione. Quali riferimenti estetici vi hanno ispirato nella definizione delle proporzioni e dello stile finale?

L’estetica del V5000 nasce dalla nostra identità visita: un equilibrio originale tra forme curve e spigolose, tra eleganza classica e un’attitudine contemporanea. Abbiamo cercato di costruire un’architettura che fosse subito riconoscibile, con proporzioni armoniche e geometrie essenziali. In questo senso, richiama alcuni stilemi dell’alta orologeria indipendente, ma li reinterpreta con una pulizia formale che riflette il nostro modo di intendere il design.

Uno degli aspetti più caratteristici è il contrasto tra superfici satinate e lucidature profonde, tra linee tese e raccordi morbidi. Tutto è pensato per dare coerenza al disegno, senza mai perdere leggibilità. Le finiture, come le Côtes de Genève radiali o l’anglage lucido, non sono un esercizio decorativo, ma parte integrante del linguaggio stilistico del movimento.

  1. Il primo orologio che ospiterà il V5000 avrà proporzioni classiche e un quadrante lavorato a Guilloché. Quanto è stato importante, per voi, coinvolgere l’artigianato italiano anche in questa fase di realizzazione?

quadrante lavorato a Guilloché

Moltissimo. Volevamo che anche la parte visiva ed esperienziale del progetto fosse coerente con il cuore meccanico del V5000. Per questo abbiamo scelto di affidare il quadrante guilloché a Riccardo Renzetti, uno dei pochi maestri italiani capaci di eseguire incisioni a mano su un tornio a rosa (rose engine) dell’Ottocento. Ogni quadrante è unico, perché ogni incisione segue un ritmo manuale fatto di sensibilità, esperienza e precisione. Il risultato è una superficie viva, cangiante, che cambia con la luce e racconta la mano che l’ha creata.

Anche il cinturino è affidato a una bottega d’eccellenza, quella di Gian Pietro Failli, in Toscana: una manifattura che unisce rigore tecnico e sensibilità estetica. Per noi coinvolgere artigiani italiani non è solo una scelta qualitativa, ma una dichiarazione di identità. Significa valorizzare un sapere che appartiene al nostro territorio, e che può ancora dire qualcosa di nuovo nel mondo dell’orologeria.

  1. Con il V5000, si può parlare di un nuovo capitolo per Venezianico. Quali sono i vostri progetti futuri, ora che avete una base tecnica proprietaria su cui costruire?

Il V5000 è un passaggio importante. Non solo dal punto di vista tecnico, ma perché ci permette di progettare con più libertà. Avere una base meccanica nostra vuol dire poter sviluppare complicazioni in linea con il nostro linguaggio, costruire collezioni più distintive, esplorare idee nuove senza doverci adattare a soluzioni già pronte. È un modo per rafforzare l’identità del brand, partendo da ciò che lo rende davvero indipendente.

  1. Guardando al panorama dell’orologeria italiana e internazionale, qual è l’ambizione più grande che coltivate per Venezianico nei prossimi anni?

Diventare un punto di riferimento per l’orologeria indipendente italiana. Il nostro obiettivo è dimostrare che anche in Italia si può fare meccanica di qualità, unendo competenze e passione. Con Venezianico vogliamo dare il nostro contributo a una nuova credibilità dell’orologeria italiana, raccontando non solo il design, ma anche la cultura tecnica che c’è dietro ogni scelta. Il V5000 è solo l’inizio: da qui vogliamo continuare a crescere, costruendo un progetto solido, accessibile e profondamente legato alle nostre radici.

Conclusione

Con il V5000, Venezianico non realizza soltanto un movimento: costruisce una dichiarazione di intenti, un manifesto della volontà di riportare l’eccellenza meccanica italiana ai massimi livelli nel panorama mondiale.

Un progetto ambizioso, figlio di passione, competenza e visione, che inaugura una nuova stagione non solo per il brand, ma per tutta l’orologeria italiana.

Non ci resta che attendere con entusiasmo il debutto ufficiale del primo orologio che porterà nel cuore questo straordinario calibro.

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