Patek Philippe Cubitus da 40mm: le nuove versioni fanno sognare (ma dividono ancora)

Anche se la collezione Cubitus è nata solo sei mesi fa, Patek Philippe non ha perso tempo e ha già deciso di ampliarla, introducendo due nuove referenze in dimensioni ridotte. Presentati durante Watches & Wonders 2025, questi nuovi modelli mantengono inalterato l’approccio estetico e tecnico dei primi Cubitus lanciati lo scorso ottobre: stessi quadranti, stessi bracciali, stesso movimento e persino identico spessore. A cambiare è il diametro, che diventa più contenuto. Osservandoli da vicino, sono orologi che colpiscono, pur nella scelta cromatica piuttosto limitata. Eppure, proprio questa nuova taglia – quella che forse sarebbe dovuta essere fin dall’inizio – restituisce equilibrio alla linea. Le versioni 7128/1G-001 e 7128/1R-001 da 40 mm, definite “medie”, mi sembrano decisamente più azzeccate rispetto ai Cubitus da 45 mm, e credo che possano incontrare un pubblico molto più ampio.

Patek Philippe Cubitus 40mm

Ciò che rende immediatamente riconoscibile il Cubitus è senza dubbio la forma della cassa: decisa, squadrata, con angoli marcati che non hanno mancato di suscitare perplessità tra gli appassionati. In molti non hanno digerito l’idea che Patek potesse aver rimpiazzato, seppur indirettamente, l’amato Nautilus con una linea così diversa. Parliamo pur sempre di un’icona disegnata da Gérald Genta, in cui ogni curva aveva un senso.

E sebbene la maison abbia più volte negato qualsiasi collegamento tra l’uscita di scena di alcune referenze storiche del Nautilus e l’arrivo del Cubitus, non posso fare a meno di notare la tempistica sospetta. Ancor più curioso è il fatto che a Watches & Wonders non sia stato presentato alcun nuovo Nautilus, mentre i riflettori si sono accesi proprio su due Cubitus, seppur in versione ridotta.

Patek Philippe Cubitus da 40mm

Le nuove casse da 40 mm sono senza dubbio più equilibrate al polso rispetto ai fratelli maggiori da 45 mm, ma continuo a trovarle poco ispirate: troppe superfici piatte attorno al vetro e quel profilo squadrato che non riesce a convincermi fino in fondo. Detto ciò, non tutto è da criticare.

Patek Philippe Cubitus da 40mm

Il bracciale integrato è una vera opera di precisione, comodissimo da indossare e rifinito alla perfezione, chiuso da una fibbia a farfalla con l’inconfondibile emblema di Patek. Lo spessore contenuto a 8,5 mm è un plus per chi cerca eleganza e portabilità.

Resta, però, la scelta ben chiara del marchio: i nuovi Cubitus sono proposti esclusivamente in oro bianco o rosa. Ancora una volta, Patek prende le distanze dal segmento degli sportivi in acciaio. E per chi, come me, continua a sperare in un ritorno a quell’equilibrio tra lusso e versatilità tipico del Nautilus in acciaio, non resta che aspettare… o rassegnarsi a un Cubitus da 45 mm con quadrante verde.

Patek Philippe Cubitus da 40mm

Con questa nuova referenza, Patek Philippe introduce due nuove varianti cromatiche per il quadrante: un elegante grigio-blu abbinato alla cassa in oro bianco e un caldo marrone accostato all’oro rosa. Il layout del quadrante non cambia: ritroviamo la classica lavorazione a raggiera con le caratteristiche linee orizzontali in rilievo, un tratto distintivo che continua a richiamare alla mente silhouette ben note. Gli indici e le lancette a bastone, in oro bianco o rosa a seconda del modello, sono trattati con materiale luminescente, garantendo una buona leggibilità anche in condizioni di luce scarsa.

La finestra della data, posizionata a ore 3, ospita un disco bianco con numeri neri, perfettamente integrato nel disegno generale. E guardando bene, dai dettagli del datario alla forma degli indici e delle lancette, fino al pattern orizzontale del quadrante, le somiglianze con il Nautilus diventano fin troppo evidenti. A dispetto delle dichiarazioni di Thierry Stern, la parentela stilistica tra Cubitus e Nautilus è qualcosa che, secondo me, difficilmente può essere ignorata.

Patek Philippe Cubitus da 40mm

Sul fronte del movimento, il nuovo Cubitus 7128 monta il collaudato calibro 26-330 S C, un automatico con rotore centrale in oro 21 carati che lavora a una frequenza di 28.800 alternanze all’ora. La riserva di carica arriva a un massimo di 45 ore, un dato che – a mio avviso – potrebbe forse essere migliorato, considerando gli standard odierni.

Questo stesso calibro, dotato di bilanciere Gyromax e spirale Spiromax in silicio, anima anche le prime referenze da 45 mm della linea Cubitus, oltre a diversi altri modelli già presenti nel catalogo Patek Philippe. Una scelta coerente e affidabile, ma che lascia un po’ di spazio al desiderio di qualcosa di più evoluto sotto il profilo dell’autonomia.

Patek Philippe Cubitus da 40mm

Il Patek Philippe Cubitus 7128/1G in oro bianco e il 7128/1R in oro rosa vengono proposti al prezzo di 77.220 euro ciascuno. Ma al di là del listino, ciò che colpisce davvero di queste nuove referenze è il loro significato all’interno della strategia del marchio.

Prima di tutto, rappresentano un passo avanti nella direzione giusta per quanto riguarda il design della cassa: più equilibrata, più indossabile. E se si osserva con un po’ di immaginazione la versione con quadrante blu, non è difficile scorgere l’ombra di un Nautilus in acciaio da 40 mm che fa capolino. A mio parere, Patek dovrebbe smettere di ignorare ciò che molti collezionisti chiedono da tempo: un ritorno agli orologi sportivi in acciaio.

Detto questo, è altrettanto vero – e in un certo senso paradossale – che il Cubitus, in qualsiasi misura, difficilmente sarà l’orologio “definitivo” per chi lo acquista. Piuttosto, lo vedo come un trampolino di lancio, un’introduzione al mondo Patek Philippe che apre la strada verso modelli ancora più ambiti della collezione. E se lo si guarda sotto questa luce, anche alcune scelte che inizialmente possono sembrare discutibili acquistano un senso più ampio. Per approfondimenti e dettagli tecnici, consiglio di dare un’occhiata al sito ufficiale di Patek Philippe.

4 risposte
  1. A mio modesto parere di grande appassionato di questo mondo e con l’esperienza di molti orologi passati sul polso per me il Cubitus , sicuramente più equilibriato in questa versione da 40mm, rimane una espressione di Patek che pochissimo ha di quella straordinaria maison. Un mix mal riuscito di Nautilus e di chissà quale parto mentale. Forse il fatto che ci sia scritto Patek autorizza a tutto? A W&W hanno presentato il 6169 che considero fantastico e il nuovo crono sdoppiatante , bellissimo. Che riprendano a fare il Nautilus. Oggi la vera orologeria sportiva di lusso si chiama Parmigiani Tonda Pf, H. Moser stream, Grand Sport di LF, Czapek, anche Vacheron 222. In ogni caso adoro Patek in alcuni Calatrava e per me è insuperabile nei cronoQP. Il 5204 è favoloso.

  2. Hanno voluto creare un modello con linee morbide e decise un ibrido tra il NAUTILUS e L’ACQUANAUT anche nel nome CUBITUS e’ un’acronimo tra NAUTILUS E ACQUANAUT. Io comunque dono del parere che anche madison orologere come PATEK PHILIPPE debbono avere la maturità di consapevolezza, e c’e’ l’hanno,che esistono, fortunatamente nel caso specifico per loro,modelli che per quello che sono ed hanno rappresentato,rappresentano e rappresenteranno, sono difronte ad un bivio,o li mantiene per sempre come icona intramontabile e che obiettivamente ha fatto la fortuna economica e non solo, di sua maesta’ PATEK PHILIPPE, anche come doverosamente rispetto verso colui che e’stato considerando a ragione come il più grande genio styling orologero GERALD GENTA’,(1971 ROYAL OAK, 1976 NAUTILUS, SANTOS CARTIE se ricordo bene, INGEGNER I.W.C. ……..), oppure se togli alcune referenze l’ho fai con la conoscenza di togliere forse un pezzo di tradizione al DNA di quella maison in quest’ultima condizione puoi andare incontro a problematiche di varia natura che possono più o meno importantemente incidere sulla maison in diversi settori dall’aspetto economico- marketing (vendite) a quello adeptico (preferenziale vero e proprio,) per poi finire al genoma della maison. A dirla tutta io da proprietario della più blasonata maison orologera al mondo un mostro sacro “SANTO GRAAL” iconico di tutti gli orologi sportivi e super sportivi e non come sua maesta’ il NAUTILUS NON L’HO AVREI “TOCCATO” e secondo me non sarebbe dovuto essere mai fatto.Mi sbagliero’, spero proprio di no , ma una maison che forse sta usando questa filosofia, non a caso e’ la seconda della”classe” un’altra blasonata seconda solo a PATEK PHILIPPE e’ AUDEMARS PIGUET con il suo ormai ironicamente intramontabile ROYAL OAK in tutte le sue referenze e versioni.Personalmente preferisco referenza, non l’ha ricordo, e modello segnatempo non complicato. SALUTI A PRESTO.

  3. Ciao Giuseppe, grazie per il suo intervento così ricco di passione e riflessioni profonde. Si percepisce chiaramente quanto sia legato alla tradizione orologiera e all’eredità dei grandi maestri, primo fra tutti Gérald Genta, che ha davvero lasciato un segno indelebile nella storia del design degli orologi sportivi di lusso.

    Condivido molti dei suoi spunti: il Nautilus, così come il Royal Oak, è diventato nel tempo molto più di un semplice segnatempo. È un’icona, un simbolo di continuità e riconoscibilità per la maison. Comprendo la sua perplessità di fronte a certe scelte più “moderne” o reinterpretazioni stilistiche — come nel caso del nuovo modello Cubitus — che, seppur giocate con intelligenza sul filo dell’ibridazione, rischiano di toccare corde delicate del DNA storico del marchio.

    Allo stesso tempo, le maison devono trovare il giusto equilibrio tra tutela del passato e necessità di innovare, anche per rispondere a un pubblico in costante evoluzione. Patek Philippe ha dimostrato nel tempo grande sensibilità nel farlo, ma capisco bene chi, come lei, vorrebbe vedere certe icone custodite senza compromessi.

    Il parallelismo con Audemars Piguet è centrato: il Royal Oak continua a essere il pilastro assoluto della casa, anche nelle sue tante declinazioni. Vedremo se Patek manterrà quella stessa coerenza nel lungo periodo.

    Grazie ancora per il suo appassionato contributo, è un piacere confrontarsi con chi vive l’orologeria non solo come passione, ma come cultura.

    Un caro saluto e a presto,
    Carmine Di Donato

  4. Salve Marco, la ringrazio per il suo commento così ricco di passione e competenza. Si percepisce chiaramente l’esperienza maturata nel tempo e il suo sguardo critico, sempre costruttivo, verso l’evoluzione dell’alta orologeria.

    Condivido molti dei punti che ha evidenziato. Il Cubitus da 40mm è senza dubbio più armonico nelle proporzioni rispetto alla versione più grande, ma capisco bene chi, come lei, fatica a riconoscere in questo design lo spirito autentico di Patek Philippe. La sensazione che si tratti di un esperimento stilistico a metà strada tra il Nautilus e qualcosa di meno definito è diffusa anche tra molti collezionisti.

    È vero anche che il nome “Patek” da solo porta con sé un’aura di autorevolezza — ma non sempre può bastare. A Watches & Wonders 2025, il 6169 e il nuovo cronografo rattrappante hanno sicuramente riportato l’attenzione su ciò che Patek sa fare meglio: stupire con classe e raffinatezza meccanica.

    E poi ha citato dei nomi che, oggi, stanno scrivendo una pagina davvero interessante dell’orologeria sportiva di lusso: Parmigiani Fleurier con la linea Tonda PF, H. Moser con la sua eleganza ribelle, il Grand Sport di Laurent Ferrier, il ritorno della 222 di Vacheron… tutti esempi di stile e sostanza.

    Patek rimane un punto di riferimento assoluto, soprattutto, come giustamente ha detto, nei Calatrava e nei cronografi con calendario perpetuo: il 5204 è semplicemente un capolavoro.

    Grazie ancora per il suo contributo — è sempre un piacere confrontarsi con chi ama l’orologeria con uno sguardo così lucido e appassionato.
    Un caro saluto,
    Carmine Di Donato

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