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Recensione del Tudor Ranger 36 mm
Autore: Carmine Di Donato | Fonte: RecensioniOrologi.it | Pubblicato il:
Una panoramica completa sulle novità del Tudor Ranger presentato alla Dubai Watch Week: movimenti di manifattura, nuove misure, quadrante Dune White e dettagli tecnici.

Quando penso ai modelli più autentici della linea Tudor, il Ranger occupa sempre un posto particolare: non è l’orologio che vuole catturare l’attenzione a tutti i costi, e forse proprio per questo rappresenta al meglio lo spirito degli strumenti da spedizione del Marchio. La sua storia parte alla fine degli anni ’60, quando l’idea era quella di creare un compagno di viaggio essenziale, affidabile e pronto a tutto. Negli anni l’ho visto tornare in diverse forme: nel 2014 con l’Heritage Ranger da 41 mm, animato da un movimento ETA, e nel 2022 con la referenza 79950 da 39 mm, più compatta e soprattutto equipaggiata con un calibro di manifattura certificato COSC.
- Nuova cassa da 36 mm accanto al modello da 39 mm
- Quadrante Dune White con finitura granulosa ispirata alle dune del deserto
- Calibri di Manifattura MT5400 e MT5402 con autonomia di 70 ore

Quest’anno, durante la Dubai Watch Week, il Ranger compie un ulteriore passo avanti. La famiglia si allarga con due novità che, personalmente, ritengo perfettamente coerenti con la filosofia “Born To Dare”: un nuovo quadrante Dune White, ispirato alle distese sabbiose attraversate da Tudor nel Rally Dakar, e — finalmente — l’arrivo della cassa da 36 mm. Una misura che interpreta alla perfezione l’idea di strumento puro, agile e pronto per qualsiasi ambiente, proprio come suggerisce la lunga tradizione degli orologi Tudor utilizzati nelle spedizioni più estreme.
Ogni volta che ripenso alle origini del Ranger, mi torna in mente quanto fosse evidente il legame con gli orologi da esplorazione più iconici della storia. Il rapporto con il celebre Explorer 1016 è impossibile da ignorare, ma non l’ho mai percepito come un limite: al contrario, Tudor ha interpretato quel linguaggio in modo più accessibile e pragmatico, restando fedele alla propria identità. Negli anni ’60 il Ranger si presentava con una cassa Oyster da 34 mm, un quadrante nero opaco leggibile in ogni condizione e la caratteristica configurazione 12-3-6-9, arricchita dalla lancetta delle ore a forma di freccia. Era un orologio essenziale, costruito per resistere, lo stesso spirito che ritrovo oggi nei modelli moderni.
Ripercorrendo la storia, ricordo anche le varianti che Tudor lanciò nel tempo: le prime generazioni, poi il Ranger II degli anni ’70 – con cassa integrata – e più avanti quelle ispirazioni che avrebbero portato alla nascita del North Flag. Rivedere oggi il Ranger in una forma così coerente con il suo passato mi fa apprezzare ancora di più come Tudor sia riuscita a mantenere intatto lo spirito da spedizione che caratterizza la linea fin dagli anni della British North Greenland Expedition.
Il ritorno del Ranger nel 2014 segnò una prima, importante tappa nella sua rinascita moderna. Ricordo bene l’Heritage Ranger 79910: un 41 mm dal look vintage, robusto e immediato, spinto da un movimento ETA. Pur avendo una presenza scenica interessante, non riusciva del tutto a catturare quella purezza funzionale che aveva reso celebre il modello originale. Era più grande, più massiccio, e forse un po’ distante dall’essenzialità che aveva definito i Ranger degli anni ’60.

Il vero cambio di passo arrivò nel 2022, quando Tudor ripensò completamente il progetto. La referenza 79950 – da 39 mm – introdusse una cassa ridisegnata, un quadrante più pulito, un bracciale aggiornato e soprattutto un movimento di manifattura certificato COSC. Un’evoluzione che avvicinava finalmente il Ranger al concetto di orologio-strumento puro, pratico e resistente, lo stesso spirito raccontato nelle spedizioni storiche di Tudor, dalla Groenlandia fino alle dune del Rub’ al Khali. Fino a poco tempo fa, l’unica scelta era tra bracciale in acciaio, cinturino in tessuto o cinturino in gomma — con l’opzione ibrida in pelle e gomma che è stata poi rimossa.

La novità che più mi ha colpito quest’anno è l’introduzione della cassa da 36 mm, una misura che riporta il Ranger a un’idea di strumento compatto e immediato, proprio come quelli utilizzati nelle spedizioni storiche del Marchio. Accanto alla versione da 39 mm, questa nuova configurazione mantiene tutte le caratteristiche funzionali della collezione: costruzione in acciaio 316L interamente satinato, vetro zaffiro bombato, corona a vite con la rosa Tudor in rilievo, fondello avvitato e un’impermeabilità di 100 metri. Ciò che cambia è la sensazione al polso: il 36 mm è più sottile – 11 mm contro i 12 mm del modello maggiore – e adotta un passo da 19 mm che gli conferisce un profilo più agile e discreto.
Vedendolo indossato al polso, si percepisce chiaramente quella filosofia di essenzialità che Tudor esprime da decenni nei suoi orologi-strumento. Il Ranger resta fedele alla sua vocazione: un segnatempo resistente, affidabile e facilmente leggibile, pensato per funzionare in ogni ambiente, dalle calotte di ghiaccio della British North Greenland Expedition alle distese sabbiose del Rally Dakar. In questa nuova versione da 36 mm tutto questo spirito appare ancora più evidente, grazie a proporzioni equilibrate e a un’estetica che punta alla sostanza prima di ogni altra cosa.

L’altra grande novità riguarda il quadrante, un elemento che cambia davvero la percezione del Ranger al polso. Finora lo avevo sempre visto nella sua versione più classica, con fondo nero opaco e numeri beige in stile vintage.
Oggi arriva invece il nuovo quadrante Dune White, una tonalità chiara con finitura leggermente grené che richiama le dune del Rub’ al Khali, il deserto attraversato da Tudor durante il Rally Dakar. Non è ancora quel “Polar” che molti appassionati sognano, ma rappresenta un passo deciso verso un’estetica più luminosa e moderna.

La configurazione degli indici cambia in modo sensibile: i grandi numeri arabi e le marcature delle ore sono ora stampati in nero per creare contrasto, ma – a differenza della versione nera – non sono luminescenti. Per garantire comunque una lettura immediata anche al buio, Tudor ha aggiunto dei piccoli punti luminescenti sulla scala dei minuti, mentre le lancette annerite mantengono inserti in Super-LumiNova Grade A. Il risultato, sia nella versione nera sia in quella Dune White, è un quadrante pulito, equilibrato e fedele allo spirito della linea, disponibile in entrambe le misure: 36 mm e 39 mm.
All’interno della nuova cassa da 36 mm batte il calibro di Manifattura MT5400, lo stesso movimento che ho già apprezzato su modelli come il Black Bay 58 e il BB54. La versione da 39 mm mantiene invece il MT5402. A livello tecnico, le due architetture condividono la stessa impostazione: costruzione solida, bilanciere a inerzia variabile fissato con ponte passante a due punti, spirale in silicio antimagnetica e una precisione che supera gli standard del COSC. Tudor, infatti, richiede ai propri movimenti una variazione compresa tra –2 e +4 secondi al giorno, un valore più restrittivo rispetto ai parametri ufficiali del certificato di cronometro.
La differenza principale sta nel diametro dei movimenti: 26 mm per il MT5400 e 30 mm per il MT5402, così da adattarsi perfettamente alle diverse casse. Entrambi offrono una riserva di carica da circa 70 ore, quella che definisco una vera autonomia “da weekend”: posso togliere l’orologio il venerdì sera e ritrovarlo ancora in marcia il lunedì mattina, senza doverlo ricaricare. È un dettaglio che fa la differenza nell’uso quotidiano e conferma l’approccio pratico con cui Tudor sviluppa i suoi calibri.

A completare il quadro ci sono le combinazioni di bracciali e cinturini, che rendono il Ranger ancora più versatile nell’uso quotidiano. Si può scegliere tra un bracciale in acciaio a tre maglie, interamente satinato e dotato di chiusura pieghevole con sistema di micro-regolazione T-fit, che permette di variare la lunghezza fino a 8 mm senza attrezzi, oppure il classico cinturino in tessuto verde con strisce rosse e beige, realizzato su telai jacquard dalla manifattura Julien Faure di Saint-Étienne. In entrambi i casi, la sensazione è quella di avere al polso un vero orologio-strumento, pronto a passare dal contesto urbano a uno scenario più “avventuroso” senza perdere credibilità.
La collezione oggi conta in totale otto referenze, suddivise tra la versione da 36 mm (ref. 79930) e quella da 39 mm (ref. 79950), tutte inserite stabilmente in collezione. In Italia, i prezzi partono da 3.180 euro per le varianti con cinturino in tessuto e salgono a 3.510 euro per i modelli su bracciale in acciaio, sia nella misura più compatta sia in quella da 39 mm. A questo si aggiunge la garanzia internazionale di cinque anni, trasferibile e senza obbligo di registrazione o revisioni periodiche, che chiude il cerchio su un progetto pensato per durare nel tempo almeno quanto le storie di esplorazione che hanno reso celebre il nome Ranger. Qui per visitare il sito ufficiale Tudor.
Specifiche Tecniche
| Caratteristica | Dettagli |
|---|---|
| Misure cassa | 36 mm / 39 mm |
| Spessore | 11 mm (36 mm) / 12 mm (39 mm) |
| Movimenti | MT5400 (36 mm) / MT5402 (39 mm) |
| Autonomia | Circa 70 ore |
| Quadrante | Nero grené / Dune White |
| Materiale | Acciaio 316L satinato |
| Vetro | Zaffiro bombato |
| Impermeabilità | 100 metri |
| Bracciali | Acciaio T-fit / Tessuto verde tricolore |
| Prezzi | 3.180€ – 3.510€ |
FAQ – Domande Frequenti sul Tudor Ranger
Il Tudor Ranger è un orologio adatto all’uso quotidiano?
Sì, è progettato come orologio-strumento: robusto, leggibile e resistente a urti e condizioni difficili, con 100 metri di impermeabilità.
Qual è la differenza tra il modello da 36 mm e quello da 39 mm?
Il 36 mm è più sottile e compatto, mentre il 39 mm offre una presenza al polso più marcata. Le specifiche tecniche restano simili.
Il quadrante Dune White è luminescente?
No, gli indici stampati non sono luminescenti. La luminosità notturna è affidata ai punti sulla scala dei minuti e agli inserti delle lancette.